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Il magico segreto dello scrittore


Ho provato una certa emozione a leggere il messaggio di un amico e collega che mi informava di aver visto il mio libro accanto a quello di Alda Merini e Gary Hamel.

Ci si abitua a tutto e se si è abbastanza furbi ci si prepara anche al contrario di tutto. Eppure, di quando in quando, un'emozione buca le nostre corazze e ci fa sussultare.

Così, quando ancora stai assorbendo il colpo, se non sei il tipo che si fa distrarre dal rumore del mondo, ti soffermi a rifletterci. Ed io ho pensato alla mia esperienza di scrittore, nata quasi per caso, segnata dal forte imbarazzo di chi si sente inadeguato. Un'esperienza dal passo incerto, con grandi battute d'arresto e moti di lucida incoscienza. Scrivere è oggi la mia passione più grande. Nel tempo ho imparato a fidarmi di essa. E grazie ad essa la mia vita è cambiata.

Credo che la scrittura sia un'estensione dei nostri desideri, lo strumento con cui immaginiamo prima e disegniamo dopo il mondo che vorremmo abitare, le esperienze che vorremmo vivere, l'amore che vorremmo provare. E quando impari a fidarti della sua magia, poi accade che, ciò che abbiamo immaginato, si realizza sul serio. Forse non proprio come lo abbiamo desiderato ma comunque diverso da com'era prima e molto più tuo. Non ti chiedo di credermi, solo di considerarla una possibilità. Fammi contento.

Devo ammettere che la domanda che in molti mi fanno: "dove trovi il tempo di scrivere?", mi diverte un po' (questi rimarrebbero sconcertati dal tempo che piuttosto spendo a leggere). Ma una volta qualcuno mi ha posto una domanda più interessante: "Perchè lo fai?".

Perchè. La madre di tutte le domande. Dovrebbero insegnarla nelle scuole, scriverla sui muri, mandarla in onda su tutti i canali. Perchè. La domanda che muove il mondo.

Gli risposi con la stessa passione con cui un innamorato parla della propria amata, e la sua reazione fu un'altra domanda. Più intrigante, e più impegnativa.

Ed eccoci giunti al fulcro di questo post: "Credi che io possa riuscire scrivere come fai tu?"

Come si fa a diventare uno scrittore? Come si riesce a scrivere abbastanza decentemente per azzardarsi a considerarsi membro, più o meno degno, di quella élite?

Ora, io non sono certo la persona più autorevole per rispondere, ma qualche consiglio posso provare a darlo.

Se vuoi fare lo scrittore ci sono due esercizi fondamentali: leggere tanto e scrivere tanto. Non ho mai saputo di altri modi per aggirare l'ostacolo. Non ci sono scorciatoie.

Io sono un lettore piuttosto incostante e lento, ma riesco a mandare giù una quarantina di libri all'anno. Libri di ogni genere equamente distribuiti tra romanzi e saggi.

Leggo perchè mi piace. Mi piace imparare e mi piacciono le storie. E' quello che faccio la sera, la mattina in bagno, nei week end, in viaggio, talvolta anche a lavoro. Porto sempre con me un libro dovunque vada così da approfittare di imprevedibili tempi morti.

Non leggo mai, coscientemente, per imparare la misteriosa arte dello scrivere, eppure segretamente si innesca un processo di apprendimento. Ogni libro ha le sue belle lezioni da impartire, tanto più quelli brutti.

Ricordo che circa dieci anni fa mi lasciai incantare dalle sirene mediatiche che osannavano il romanzo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi (mi rifiuto di metterci un link).

Lo comprai e lo lessi con uno slancio che alla fine si rivelò mal riposto. Non credo di aver mai letto un libro peggiore. Fu per me l'equivalente letterario di una rettoscopia.

Eppure fu un libro decisivo per la mia carriera di lettore/scrittore. Così come tutti noi ci ricordiamo il giorno in cui abbiamo perso la verginità, così uno scrittore ricorda sempre il primo libro che ha posato pensando: "Cacchio, perfino io posso fare meglio di così!"

Non c'è niente di più incoraggiante per uno scrittore alle prime armi dell'accorgersi che il proprio lavoro è migliore di quello di qualcuno che è stato pagato profumatamente per il suo. Insegna più una brutta prosa di un corso di scrittura creativa.

La buona letteratura d'altra parte insegna tantissimo in quanto a stile, stratagemmi efficaci di sviluppo della trama, creazione di personaggi credibili, autenticità della narrazione.

Leggendo i libri dei geni della letteratura, l'effetto è sentirsi al confronto una cacca di mosca. Ma sono quelle le opere che ti hanno fatto piangere, sognare, sussultare, viaggiare. E non puoi sperare di travolgere qualcuno con la forza della tua penna se non ci sei passato prima tu.

Dunque dobbiamo leggere per assaporare la mediocrità e sentirci capaci di fare di più e allo stesso tempo imparare a riconoscere lo schifo quando fa capolino nel nostro lavoro.

E poi dobbiamo ancora leggere per misurarci con la grandezza ed il talento dei migliori e imparare ciò di cui può essere capace un uomo armato di penna.

Leggere è il brodo primordiale di uno scrittore. Ma se non c'è gioia nel leggere forse è il caso di riconsiderare il proposito di scrivere. La gioia è il primo sintomo di un talento all'opera. Quando hai talento per qualcosa, non ci sono santi, la fai. Fino a farti sanguinare le mani, fino a svenire per aver dimenticato di dormire, la fai. Il talento toglie significato alla fatica, alla noia e alla distrazione. Quando il talento si mette in moto tutto è una fantastica avventura in cui tu sei il protagonista.

Leggere ogni giorno senza risparmiarsi è una letizia per chi ama scrivere. La lettura ti permette di invadere il magico mondo degli scrittori. Quel mondo in cui sei libero di scrivere per il piacere di farlo, senza vergogna. E ti offre anche una vista panoramica su ciò che è stato fatto e come, su ciò che è trito e ciò che è fresco, su ciò che prende vita e salta fuori dalla pagina e ciò che ci marcisce.

Ad essere sincero, non saprei dirti se la pensano così anche gli scrittori veri, posso solo sperarlo, di certo io ci credo.

Quello che so è che ho sempre amato leggere, lo faccio di gusto ogni volta che posso. Poi un giorno ho cominciato a scrivere con gusto anche maggiore e con una facilità che ha stupito me per primo. Come se qualcuno avesse coltivato quel talento a mia insaputa e, arrivato a maturazione, lo avesse installato nel mio sistema operativo. Ed io non ho dovuto far altro che usarlo.

Se il primo pensiero che hai quando ti annoi è prendere un libro tra le mani. Se quando sei in un centro commerciale o in una stazione è alla libreria più vicina che punti. Se quando leggi sei più emozionato che davanti ad una partita di calcio o nella poltrona di un multisala, allora è probabile che da qualche parte dentro di te, nascosto e timido, ci sia uno scrittore.

Perciò cercalo, usa ogni premura, perchè quasi certamente è un gracile bimbo, bisognoso di cure. Trattalo con amore e non lesinargli affetto. Coccolalo e nutrilo. Un giorno, quando sarà cresciuto ti ripagherà.

Non puoi immaginare quanto.

A presto!

Nico Spadoni


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