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I have a dream: il segreto di chi ha cambiato il mondo


Era il 28 Agosto, il predicatore aveva iniziato a leggere il suo discorso.

L'eloquio compassato e monocorde tradiva la sua tensione.

I 250 mila accorsi davanti al Lincoln Memorial lo ascoltavano silenziosi.

La voce dell'uomo sul palco echeggiava sulle loro teste.

Mahalia, guadando a forza il bagno di folla, raggiunse la prima fila e si aggrappò alla transenna che la divideva dal palco per non essere risucchiata indietro.

"Martin!" gridò "Martin! Il Sogno! Parlaci del sogno!"

Il predicatore interruppe il discorso e con gli occhi cercò la voce che aveva invocato il suo nome.

"Il sogno Martin!" urlò nuovamente Mahalia.

Il predicatore la vide e la riconobbe. La salutò con un cenno della mano e le sorrise. Così abbassò lo sguardo sui fogli che aveva in mano e li mise da parte. Poi, rivolgendosi nuovamente a quella moltitudine muta, cominciò:

"I have a dream..."

Quella sera Martin Luther King Jr. tenne un discorso a braccio che fece la storia di una nazione e forse del mondo. In qualche modo toccò i cuori e le coscienze di un popolo e niente fu più come prima.

Era un uomo fuori dal comune, ma non poi così tanto. Aveva una visione molto precisa di cosa fare per cambiare le cose, ma anche altri avevano grandi idee. Inoltre non tutte le sue idee erano buone. Prima di allora ci furono tanti altri discorsi con esiti anche molto diversi. E poi non era certamente l'unico bravo oratore che all'epoca muoveva le masse in nome dei diritti civili e contro la segregazione. Era un uomo imperfetto, aveva i suoi limiti, come tutti noi.

Ma la sera del 28 agosto 1963 il mondo cambiò per sempre. Perchè?

Martin Luther King voleva cambiare l'America, questo desiderio e la chiarezza del suo scopo gli diedero la forza di andare oltre le difficoltà, oltre le rappresaglie e oltre i suoi stessi limiti.

Gli altri probabilmente non avevano la stessa chiarezza e furono sopraffatti dal vento in faccia fino a rinunciare.

Ma che significa per me e per te chiarezza dello scopo?

Significa che le nostre motivazioni hanno un volto, le puoi incontrare ogni giorno, le puoi toccare,

le puoi sentire sulla pelle. Possono farti gioire o farti soffrire.

Il sogno che King raccontò quel giorno non fu anonimo. Non propinò alla gente un'astrazione. Non si limitò a parlare di diritti, di libertà e di giustizia.

Ecco come esordì:

"I have a dream... that my four little children will one day live in a nation where they will not be judged by the color of their skin, but by the content of their character. I have a dream today!"

Parlò dei propri figli, e del suo desiderio di vederli crescere in un mondo migliore.

La sua motivazione era fatta di carne e sangue. Il suo stesso sangue.

Le persone che gremirono il National Mall non lo fecero per lui, ma per se stesse.

Riconobbero il sogno di King come il proprio sogno. Quelle stesse persone cambiarono la storia, ciascuno la propria piccola storia. King lì ispirò, aiutandoli a chiarire il loro scopo.

L'ispirazione è questo. Fornire agli altri uno specchio, non una lente, meno che mai un filtro.

L'ispirazione è mostrare agli altri uno scopo e al contempo lasciarli liberi di perseguirlo con le proprie idee, i propri talenti e i propri limiti.

Più di ogni altra cosa, King, ci ha dato chiarezza. Ci ha fornito l'occasione per esprimere quello che sentivamo. Ci ha dato qualcosa in cui credere, qualcosa da poter condividere.

Quella sera d'estate tutti condivisero il sogno di King, i suoi valori e le sue convinzioni. E questo li spinse a fidarsi l'uno dell'altro.

E fu proprio quella fiducia, quel legame, quella fede in un mondo nuovo ad alimentare una cultura che di lì a poco lo cambiò davvero.

Nelle nostre famiglie, nelle nostre cerchie, nei nostri team, nelle nostre aziende, insomma dappertutto, riusciamo a vedere con chiarezza lo scopo che ci tiene assieme?

Dovremmo chiedercelo. DOBBIAMO chiedercelo.

E se la risposta non fosse affermativa, ciascuno di noi provi ad emulare King.

Non è difficile, basta scavare dentro di noi, riesumare il nostro sogno e condividerlo.

Non c'è alcuna garanzia che ciò che ne viene fuori attecchisca negli altri. Ma certamente sarà chiaro a noi.

E a quel punto continuare o abbandonare è solo una decisione nostra. E poi, in fondo, cosa abbiamo da perdere?

Adesso dimmi, qual'è il tuo sogno? Ti va di condividerlo?

A presto novello King, alla prossima.

Nico Spadoni

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