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Il cimitero delle idee


Non bisogna mai fidarsi troppo della storia. Va presa con moderazione, a piccole dosi. Ma sempre con tanta circospezione. La storia ci tramanda un sacco di lezioni, ma per lo più quelle sbagliate. Ci mette in guardia dalle cattive politiche, dagli errori del passato. Ci riporta eroiche gesta e grandi rivoluzioni. Ma quasi sempre dal punto di vista dei vincitori.

La storia è imperfetta, parziale, faziosa, drogata. Però una grande verità, autentica, indiscutibile e preziosa ce la insegna: tutto cambia.

O, se vuoi, nulla è per sempre.

Qualunque idea, quantunque grande e buona, prima o poi trova il suo crepuscolo.

Le idee vivono fintanto che qualcuno ci crede, poi muoiono. Il più delle volte di morte naturale.

Un idea che ha esaurito il suo scopo, è come un anziano abbandonato alla sua solitudine. Ci si dimentica di lui. Nessuno lo guarda mentre trascina la vita che gli resta.

Una volta quell'idea era stata impetuosa, pervasiva. Una superstar onnipresente, la vedevi scritta sui muri, sulle fiancate degli autobus, nei talkshow. Sulle bocche di milioni di fans in tutto il mondo.

E poi il declino, inesorabile, che porta all'oblio.

La storia è scritta dai vincitori. Da chi, cioè, un bel giorno ha deciso di cavalcare l'idea emergente. Sull'onda del cambiamento tanto viene scritto, che poi è tutto quello che i posteri sapranno di essa. I vincitori non hanno motivo, né tempo per raccontare cosa ne è stato dell'idea sconfitta. E se lo fanno è per prenderne le distanze.

Così nessuno sa veramente che ne è degli sconfitti. Che ne è delle idee dall'inizio della loro decadenza, fino alla definitiva scomparsa.

Ed è qui che la storia, cui nessuno si è preso il disturbo di registrare, diventa interessante.

Che fine fanno le vecchie idee?

Sono semplicemente estinte? Oppure esistono ancora, rifugiate da qualche parte? Magari restano nascoste agli occhi del mondo covando, sotto le loro stesse ceneri, sogni di rivalsa. O forse esiste un cimitero delle idee, dove i pochi che ne conoscono l'ubicazione, di tanto in tanto vanno a piangerle.

Difficile esserne sicuri, ma a me piace pensare all'immortalità delle idee. Ci credo davvero.

Mi piace immaginarle sempre vivaci, e molto più intelligenti di noi nel capire quando è il momento di imporsi e quando invece è meglio ritirarsi.

Mi piace vederle cooperare tra loro, con complicità e discrezione. Sentirle cospirare contro il degrado del mondo e, insieme, trovare sempre il modo di avere la meglio su di esso.

Mi appassiona l'immagine di idee come cellule del grande organismo che è l'umanità. Cellule diverse, ciascuna con specifici compiti, in grado di attivarsi e sospendersi, all'occorrenza, per meglio proteggere l'intero corpo dalle intemperie e dalle minacce esterne.

Un'idea non muore mai, sempre lì pronta a insegnarti qualcosa. Anche le peggiori delle idee ti insegnano qualcosa, magari come monito, oppure come esempio da non seguire. E anche questo è un valore.

Le idee non smettono di esistere e aspettano solo di essere raccolte, sperabilmente accolte, quantomeno condivise.

Le idee anelano libertà, è quasi impossibile trattenerle. Soffrono la solitudine della segregazione, se ne ribellano, sempre, in ogni modo.

Le idee sono il motore del mondo. La manifestazione più alta del nostro vivere. E mentre noi, singolarmente e collettivamente, siamo solo il tramite attraverso cui esse si agitano, si mescolano e si diffondono, le idee, loro, esistono a prescindere da noi.

Le idee nascono da un incidente, da una scintilla scoccata in quella parte misteriosa che ci rende ciò che siamo. Da un riverbero della nostra anima, forse essa stessa un'idea generata da una fonte superiore.

Le idee hanno uno scopo, tutte. Ed è uno scopo buono. Le idee esistono perchè tu possa esistere, perchè io possa esistere.

Le idee ci hanno persuaso a scendere dagli alberi su cui milioni di anni fa ci si rifugiava, e ci hanno accompagnato dove tu ed io siamo adesso.

E sorrido al pensiero che esse possano compiacersi del fatto che un ominide che si nutriva spulciando la schiena di un suo simile, sia arrivato a percepirne l'esistenza, la forza, e il significato ultimo.

Tanto da volerne scrivere. Tanto da volerlo raccontare a chiunque voglia ascoltare.

Le idee sono frammenti di una conoscenza infinita, una consapevolezza assoluta in continuo divenire, un fiume alimentato da una fonte inesauribile. Chissà che il sogno di felicità non risieda proprio in cima alla sorgente.

Ci toccherebbe guadare. Risalire la corrente. Una faticaccia, e chissà per quanto...

Ma se fosse proprio così? Tu che ne dici?

Un abbraccio,

Nico Spadoni

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