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Il cambiamento e la paura di stupirsi ancora


Il cambiamento ha molto a che vedere con la fantasia. Con una ardita parafrasi potrei dirti che il cambiamento è fatto della stessa sostanza dei sogni. Un cambiamento inizia esattamente quando qualcuno, da qualche parte, ad un certo punto e per qualche misteriosa ragione, pone la domanda: "E se...?"

"E se...?" è il primo vagito di un cambiamento e quando accade è qualcosa di magico. Quando un cambiamento nasce, assieme a lui nasce una speranza. Un significato nuovo. E' la felicità che balugina e ti ricorda che esiste.

Ma non è così semplice vivere questa esperienza. Porre la domanda "E se..." richiede coraggio, tanto coraggio. Perchè questa domanda crea un vuoto davanti a te. Una voragine di cui non si può vedere il fondo. Questa domanda ti mette addosso una fifa blu.

Così, la stragrande maggioranza di noi preferisce il rassicurante "conosciuto" al rischioso (e forse pericoloso) "mistero". E ci sono almeno due buone ragioni per cui ciò accade.

La prima è che la civiltà occidentale, a ben guardare, si vede già al di là di se stessa in ogni suo ambito. Ritiene di aver raggiunto la piena coscienza di sé al punto che tutto appare oggi plausibile. Il divorzio non è più normale del matrimonio. L'eterosessualità non è più normale dell'omosessualità. L'eutanasia non è più normale del diritto alla vita.

Ieri ascoltavo al telegiornale un servizio sulla strage della scuola di Parkland. Agli studenti e famigliari delle vittime, che manifestavano contro il facile accesso alle armi, il presidente Trump rispondeva con la proposta di stanziamento fondi per armare i docenti. Anche questo è un esempio stucchevole della nostra raggiunta normalità universale.

In una realtà dove tutto è normale, nulla più viene percepito come qualcosa di veramente diverso. Nulla stupisce, e perciò, nulla più attrae abbastanza da costituire una valida alternativa a tutto il resto, una nuova via da seguire, una buona ragione per porsi la domanda "E se...?". Una società così, di conseguenza, diventa la massima espressione del conformismo, della massificazione e dell'immobilismo.

La seconda ragione è che una società risulta tanto più rassicurante e comoda quanto più è conformista. Perciò prenderne le distanze, staccarsene per qualcosa di diverso, appare faticoso, stressante e controproducente.

Igor Sibaldi, scrittore e studioso dei nostri tempi, nel suo libro La specie nuova, spiega come un punto di vista simile lo si trova anche in alcuni filosofi. Per esempio in Seneca, che ai tempi di Nerone (nei quali pure si riteneva normale tutto e il contrario di tutto), biasimava il concetto di cambiamento, insegnando che "dove sei nato, come sei nato, così è bene che tu sia".

In epoche Senechiane l'idea di cambiamento assume forme inquietanti o deprimenti. Se si immaginano cambiamenti è per contrastarli e li si raffigura come deleteri.

Il fatto è che la natura non ci ha fatti in questo modo. E quantunque convinti di essere a posto così, dentro proviamo una sorda insofferenza. Possiamo ignorarla, ma prima o poi, con essa, ci ritroviamo a fare i conti.

Mi ha colpito moltissimo una pagina del diario di viaggio di Valentina. Una carissima amica e collega, nonchè appassionata di fotografia, che vanta importanti pubblicazioni, tra le quali, la più recente, sul National Geographic di questo mese.

Un viaggio a nord del mondo iniziato con delle aspettative, un programma. Immaginato e costruito su quello che lei sapeva di quei luoghi e sulle esperienze che immaginava di poter vivere.

Ma le cose non sono andate esattamente come previsto:

"Gennaio 2017, Norvegia. Il mio secondo viaggio nel grande Nord. In cuore la speranza di riuscire questa volta ad ammirare la danza celeste dell'Aurora Boreale. Le prime giornate del viaggio trascorrono sotto bufere di neve e cieli carichi di nuvole: di Lady Aurora nessuna traccia. Giorno 19, al mattino la neve è davvero tanta, troppa, al punto da sconsigliare la visita del parco faunistico di Bardu, per avvistare qualche alce, una lince o con un poco di fortuna una volpe artica. Decidiamo di tentare ugualmente l'avventura, c'incamminiamo sulla neve soffice, alta fin sopra le ginocchia, che rende instabile il passo e s'insinua tra i capelli. Il forte freddo ci colora le mani e le orecchie di viola. Nel bosco coperto dal candido manto pensiamo d'essere l'unica presenza.

Improvvisamente, i lupi. Il loro lunghissimo ululato taglia un silenzio d'incanto, in cui un momento prima percepivo il mio respiro, l'affondo soffocato degli scarponi nella neve. Eccoli lì, a pochi metri da noi. Si avvicineranno? Il cuore batte all'impazzata, non ricordo emozione più grande. Nemmeno provo più alcun freddo, gli occhi brillano di gioia. Tentando di rimanere più immobile possibile, approfitto di quella fioca luce per immortalare l’istante. Pochi attimi, giusto per settare la macchina e scattare un paio di foto, prima che la magia svanisca, e i lupi si disperdano nel bosco. Sebbene pure questa volta torneremo a casa senza aver visto l’Aurora, ci accompagnerà per sempre un’esperienza indescrivibile. Fieri, eleganti e intelligenti, i lupi. Nel loro canto potente e selvaggio - che a ripensarci provo un brivido tuttora - uno dei più bei ricordi che mi lascia la Norvegia."

Questo racconto è molto evocativo perchè esprime la gioia dell'imprevisto. La potenza dello stupore. La piccola spedizione non aveva nessuna ragione apparente di cimentarsi nella rischiosa impresa di addentrarsi in un bosco semi sepolto dalla neve fresca. Attraversare un bosco comporta comunque dei pericoli. Ma farlo in quelle condizioni è davvero un azzardo.

Eppure qualcuno, quel giorno a detto: "E se...?".

Il cambiamento inizia così, con una piccola scintilla di follia e poi divampa grazie ad una grande fiammata di stupore.

Lo stupore è il segreto. Occorre stupirsi per cambiare. Ma per stupirsi bisogna staccarsi da ciò che sai, e puntare dritto sul mistero. Bisogna creare davanti a sé quel vuoto, quella voragine che ci fa tanto paura e saltarci dentro.

Non c'è nulla di interessante nella normalità. La vita è troppo breve per infarcirla di normalità, per accontentarsi. Siamo al mondo per vivere una vita straordinaria. Siamo progettati per questo. Abbiamo i sogni, abbiamo la fantasia, abbiamo l'immaginazione. E poi abbiamo il potere di realizzarne i frutti.

E' rischioso? probabilmente si. Ci sono garanzie? Non molte. E' faticoso? Ci puoi scommettere.

Cambiare è tutto questo, ma è anche un'esperienza di vita fantastica. Cercare il mistero è quello che alcuni chiamano pienezza. E che io preferisco chiamare felicità.

E' la ragione per cui scrivo. E per cui scrivo di queste cose.

Ma soprattutto è qualcosa di così grande e così bello che non posso tenere solo per me stesso. Troppa roba, non saprei che farmene. Né mi piacerebbe andasse sprecata. Perciò eccotene una razione, un'abbondante razione.

Fanne ciò che vuoi. Usala a tuo piacimento e se, come credo, sarà troppa anche per te, donala a qualcun altro e, mi raccomando, non lesinare. E' così che spero riusciremo a cambiare il mondo. Tutte le volte che servirà farlo.

Che ne dici? Sei dei nostri?

A presto

Nico Spadoni

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