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Vincere e convincere con la Data Visualization


Sono sempre stato attratto dalle zone grigie, quelle terre di mezzo dove i confini non sono mai ben definiti, dove raramente ci si stabilisce per coltivarci qualcosa. Una terra di nessuno insomma (mi è già capitato di scriverci un post, se sei curioso clicca qui) da cui si cerca di tenersi fuori. Troppo pericolosa.

Personalmente lo trovo piuttosto paradossale, perchè poi è proprio lì che accadono le cose più interessanti. Per esempio, una delle zone grigie che preferisco è quella dove Numeri, Lavoro e Bellezza si sovrappongono. Riesci ad immaginarla? Guardiamo insieme questo grafico:

La zona dei numeri è quella in cui si spende il pensiero logico, la matematica. E' una zona che mi piace perchè sin da piccolo avevo una certa predisposizione a vederci una specie di armonia, di disegno più grande, che dava un senso alla complessità che spesso vi incontravo.

La zona del Lavoro, è dove ci si imbarca per un viaggio verso una destinazione lontana, un'avventura dove le insidie non mancano e in cui si fa leva sulle nostre migliori qualità, visione, strategia, impegno, fatica, relazioni, creatività. E' la zona in cui proviamo a dare un significato alla nostra vita. Ed è lì che, il più delle volte, cambiamo il mondo.

E poi c'è la zona della bellezza. Non è facile per me descriverla. Perchè in fondo è un area in cui è impossibile sostare, è una sorta di stazione di posta. Ci arrivi all'improvviso e quello che vedi ti mozza il fiato. Neanche il tempo di comprendere cosa stia accadendo e già sei ripartito. Spesso ti accorgi di esserci stato perchè la memoria di come ti ha fatto sentire si insedia nel tuo cuore e lì rimane. E' la zona in cui ci si stupisce, in cui più facilmente si cambia. E' la zona delle epifanie. Pensa a cosa può essere il mondo all'interno del luogo in cui le tre zone si sovrappongono. Non so a te ma a me tremano i polsi. Letteralmente non saprei vivere altrove.

Ok, sto un po' enfatizzando, ma lo faccio per spiegare meglio che posso la ragione per cui amo frequentare questa zona. Mi piace farci incursioni e soprattutto mi piace farlo portando con me più gente che posso. L'impatto è troppo dirompente per tenerselo dentro, ti pare? Questa zona è il livello in cui col nostro impegno facciamo la differenza (qualunque sia la missione). Perchè richiede una consapevolezza libera da schemi precostituiti, da cluster in cui siamo abituati a catalogare la realtà, da trincee dietro cui spesso ci difendiamo. E poi richiede un notevole dispendio di energia ma soprattutto è un luogo in cui si è totalmente esposti. Forse per questo ci si incontra poca gente.

E' un vero peccato, secondo me. Daccordo, hai ragione, mi sono dilungato abbastanza, il discorso (sai com'è) si presta a dilatarsi a piacere. Ma questo post vuole affrontare un tema che in quella zona grigia trova la sua massima espressione: la Data Visualization. Quando parlo di data visualization non mi limito al suo significato più immediato, cioè quello in cui prendo i dati e li metto su carta per mostrarne un'adeguata rappresentazione. Ma mi riferisco ad una missione (mi piace molto questa parola) più grande. Mi riferisco al compito di costruire un'immagine che condensi le ragioni per cui è stata creata e, rivolgendosi ad un pubblico specifico, provi a cambiare la loro vita. Detto così potrebbe sembrare un vaneggiamento new age. Ma voglio convincerti che non lo è. Proviamo ad analizzare la definizione. In essa vi sono tre concetti molto importanti, tanto importanti da determinarne l'approccio stesso e, in definitiva, dare alla luce una vera e propria disciplina in bilico tra scienza, business e arte. I tre concetti sono:

  • Scopo

  • Pubblico

  • Cambiamento

Lo scopo riguarda il valore che vogliamo dimostrare, il valore è tutto. E' la cosa che paga ogni sforzo. Tutte le volte che siamo di fronte a qualcuno per mostrare i nostri dati, la prima cosa di cui dobbiamo preoccuparci è dare la massima enfasi al valore che quei dati hanno per lui. La conoscienza profonda del nostro pubblico è fondamentale. Occorre conoscere i suoi bisogni, le sue aspirazioni, le sue sofferenze, le sue convinzioni. Queste costituiscono la mappa con cui il tuo pubblico percepisce e giudica la realtà. Ed è da quello che dipende il giudizio che darà a ciò che gli mostreremo. Dobbiamo esserne consapevoli sin dall'inizio per scegliere cosa mostrare, come mostrarlo e il taglio con cui comunicare. Il cambiamento è la conseguenza che vogliamo provocare. Tutto il nostro lavoro mira al cambiamento. Alla fine del nostro show c'è sempre qualcuno che vogliamo perpersuadere, che vogliamo spingere all'azione, a cui vendere la nostra idea. E' il cambiamento la nostra missione. Ed è la moneta con cui scambiamo il valore che forniamo. E' il valore che ne ricaviamo noi. Non l'unico, ma certamente il più importante. Con questa chiave di lettura, la data visualization (che a molti piace chiamare dataviz) non si può ridurre alla mera rappresentazione grafica dei dati. Anche perchè al massimo si arriva a realizzare dei grafici soltanto belli, ma di scarso valore (per il pubblico e per noi). Che fare dunque? Beh, per come la vedo io, almeno tre cose:

  1. intanto avere questa consapevolezza. E' la cosa più difficile, e se ce l'hai sei già a tre quarti del percorso;

  2. il passo successivo è imparare dai migliori (in fondo al post ti darò qualche riferimento);

  3. infine, la parte più divertente: mettiti in gioco!

Per buttarla sul concreto: Hai un progetto tra le mani? Buttaci dentro questa nuova vision e stupisci tutti. Non ce l'hai? Cerca qualcuno che ne abbia uno, proponi le tue idee e stupisci tutti. Non c'è nessuno a cui proporle? Inventati qualcosa di tuo, pensa a qualcosa che ti sta a cuore, cerca qualcuno che condivide con te questi interessi e lavorate insieme. Datevi un obiettivo concreto, in tempi brevi e, manco a dirlo, stupisci tutti. Niente? Neanche questo? Oddio che sfiga... A questo punto ti resta solo una cosa... mettiti alla tastiera, scrivi un articolo e postalo su linkedin! Vedrai che qualcuno si stupirà. A presto e buon dataviz! ;-)

________________________________________________________ Ed ora i riferimenti che ti avevo promesso:

Edward Tufte:

è un difensore del minimalismo nella rappresentazione del dato e dell'eliminazione di tutti gli attributi che disturbano la comprensione; questo il suo sito web: https://www.edwardtufte.com

David Mc Candless:

giornalista, speaker e infodesigner londinese. Fautore della narrazione dei dati. ecco il suo sito, una vera miniera d'oro per chi aspira all'eccellenza: http://www.informationisbeautiful.net

Cole Nussbaumer Knaflic:

splendida data artist, scelta da Google per tenere dei corsi di comunicazione efficace con i dati. Considera la sua professione come l'intersezione tra arte e scienza. Questo il suo sito web: http://www.storytellingwithdata.com

Questi tra i miei preferiti, ma la lista dei grandi datavizer è molto lunga, divertiti a cercarli da te e, magari, segnalami quelli che apprezzi di più.


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