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Storytelling: "Perchè io valgo!"​


Immagina di essere un mercante d'arte. Sei appena entrato in una galleria che non conoscevi. Cominci ad aggirarti tra le sale. Osservi le opere appese alle pareti, carine, ma niente di trascendentale. Finché non giungi nell'ultima sala del percorso e vieni catturato da qualcosa di strano. La sala è praticamente sgombra, eccetto che per una parete dove sono appesi, uno accanto all'altro, due tele perfettamente uguali. Non può essere, pensi e ti avvicini per scrutarle meglio. Da un esame piuttosto meticoloso non riesci a trovare differenze. Ma quale artista farebbe due tele identiche, ti chiedi. A questo punto ti senti sfidato a trovare qualche differenza, anche minima. Resti lì per venti minuti a perlustrare centimetro per centimetro le opere come fossi uno scanner. Niente. Probabilmente si vendono in coppia, supponi. Anche perché, dovendone comprare una, quale scegliere? Sono identiche in tutto e per tutto. Buongiorno, dice qualcuno alle tue spalle. Ti volti e vedi un distinto signore, che si affretta a presentarsi. E' il proprietario della galleria. E ti sorride. Un po' imbarazzato rispondi al saluto e domandi qualcosa sull'opera che, ormai, ti sta ossessionando. Lui ti risponde che il soggetto raffigurato è il nirvana, così come un pittore norvegese poco conosciuto se lo immaginava. Interessante, pensi. Così gli chiedi quanto costa. Lui ti risponde che dipende da quale tela vuoi comprare. Ma come, gli fai, sono identiche ma hanno un prezzo differente? Lui, sempre col suo sorriso fastidiosamente condiscendente, ti fa notare che la tela di sinistra è autentica, quella di destra è una crosta realizzata la settimana prima da uno studente d'arte.

Clic! Qualcosa ti scatta nella testa e tutto cambia.

Quale ti pare meglio adesso? Quale vorresti portarti a casa?

Paul Bloom, professore di scienze cognitive all'università di Yale, la butta in questo modo:

"Si potrebbe pensare che il piacere che traiamo da un dipinto derivi dai colori, dalle forme e dal disegno. E stando così le cose, non dovrebbe importare che si tratti di un originale o di un falso."

Invece il nostro cervello non funziona così, perché quando ci viene mostrato un oggetto, offerto del vino o del cibo,

il giudizio che ne diamo, quanto ci piace, quanto valore crediamo abbia, è fortemente condizionato dalle informazioni che lo accompagnano.

Nel 2009 Joshua Glenn e Rob Walker, due giornalisti e scrittori (che all'epoca probabilmente non avevano di meglio da fare) si lanciarono in un esperimento. Volevano verificare se una buona storia, potesse trasformare un cumulo di ciarpame in oggetti di valore.

L'idea era abbastanza semplice, acquistarono da vari rigattieri e mercatini dell'usato, oggetti ciascuno dei quali non costò più di 1,25 dollari. Poi ingaggiarono degli scrittori (alcuni anche famosi) per inventare una storia su ogni elemento di quella cianfrusaglia. Infine, misero in vendita ogni singolo pezzo (ognuno corredato della sua bella storia inventata) su eBay. Risultato? Avevano acquistato quell'ammasso di robaccia con soli 128,74 dollari e riuscirono a rivendere tutto incassando la bellezza di 3.612 dollari e 51 cent.

Le parole sono importanti, non trovate?

Agli artisti, come ai professionisti e probabilmente anche a noi stessi, piace pensare che le nostra opere parlino da sé. Che il valore di quello che facciamo stia tutto in quello che facciamo. Ma la verità è... che non è così.

Il valore percepito è quello che noi riusciamo a raccontare.

Gli esseri umani vogliono sapere da dove viene un oggetto, come è stato fatto e da chi. Questa curiosità trova soddisfazione in una storia. La storia che racconterai avrà un effetto enorme su come la tua opera, le tua iniziativa o la tua impresa sarà compresa. E questo influenzerà a sua volta il valore che le sarà riconosciuto.

E non si tratta di inventarla, in tutto ciò che facciamo ce n'è una. Una storia di visioni, di sfide, di rischi, di sofferenze, di fallimenti, di svolte e di successi. D'altra parte, qualunque cosa facciamo, non avviene nel vuoto. Forse non ce ne rendiamo conto ma nel farla stiamo già scrivendo quella storia. Ogni email che l'ha preceduta, ogni discussione, ogni tweet, ogni presentazione è un frammento di quella storia.

Se vogliamo che gli altri riconoscano il vero valore delle cose che facciamo dobbiamo saperlo raccontare. Dobbiamo diventare dei bravi narratori. E per diventarlo dobbiamo sapere che cos'è una buona storia e come raccontarla.

Ma qual'è il segreto per diventare dei narratori, se non bravi, almeno decenti? Beh, su questo ho due notizie una buona e l'altra meno. La buona notizia è che chiunque può diventarlo, siamo programmati per esserlo. La notizia meno buona è che crollo dal sonno e magari ne parleremo in un prossimo articolo.

Buona notte, carissimi, e buon 2017


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